INFORTUNI: IL PIEDE NELLA CORSA

 

piedi corsa.jpgpiedi.jpgIl piede nella corsa

 

 

 

 

 

 

Tutte le pubblicazioni scientifiche concordano: il tasso complessivo di incidenza per le lesioni da corsa varia dal
37 al 56%.Può trattarsi di un dolore sotto il piede, al tallone o dietro le dita, una distorsione o una tendinite del
tendine di Achille e ancora di fratture da stress alla tibia o alle piccole ossa del piede. Possono verificarsi anche
disturbi più rari come sindromi compartimentali del piede e della gamba, periostiti, sesamoiditi e infiammazioni
di minuti ramuscoli nervosi della pianta. Tutto dipende da come e da quanto intensi sono gli allenamenti.

L’ottanta per cento di questi problemi sono infatti la conseguenza di errori di allenamento, il resto di infortuni.
Questa vulnerabilità del piede del corridore risulta evidente se si considerano questi numeri: 800 battute del
piede ogni 1600 metri di corsa, da 3 a 8 volte il peso del corpo la forza trasmessa alle estremità ad ogni falcata.
Calcolatrice alla mano, ogni maratonina cittadina, ogni allenamento domenicale sono tonnellate di spinta su
ciascun piede. Tutta salute, ma è bene non ignorare eventuali disturbi e dolori ai piedi e consultare per tempo
uno specialista.
Sindrome della gamba corta:
Le gambe come i pneumatici delle macchine: devono essere della stessa misura. Pochi millimetri di differenza
mettono in crisi l’assetto meccanico del veicolo e di chi fa della corsa uno sport. Diverse tuttavia le soluzioni da
adottare: gomme nuove per la macchina e plantari con uno spessore per compensare la dismetria nel caso di un
arto più corto. Si tratta di una anomalia molto comune quando è lieve, meno di un centimetro, che nella
maggioranza dei casi è destinata a passare inosservata e a non dare problemi per tutta la vita. Può invece
generare disturbi quando la differenza interessa gli arti di chi fa corsa in modo regolare ed intenso. La corsa è
infatti come un fattore di moltiplicazione dei piccoli difetti di postura e di appoggio del piede: i microtraumi
ripetuti ad ogni falcata richiedono una biomeccanica perfetta per essere assorbiti senza danni. In caso
contrario infiammazioni e dolori possono svilupparsi a carico della caviglia, del ginocchio e dell’anca, ma
soprattutto generare mal di schiena. Le radiografie degli arti inferiori consentono di misurare con accuratezza
lo scheletro e scoprire eventuali differenze.
Il dolore alla gamba:
La corsa si sa: abbassa la pressione arteriosa. Pochi invece sanno che può aumentare quella muscolare di piede e
gamba. Si tratta della sindrome compartimentale. Disturbo non raro, ma raramente diagnosticato. I suoi dolori
sono infatti insidiosi e non facilmente riconducibili al problema: nei muscoli affaticati dalla corsa, liquidi, scorie
e sangue non vengono smaltiti con la dovuta rapidità e si accumulano. I muscoli tuttavia si possono distendere e
gonfiare in modo limitato perche avvolti da fasce fibrose spesse e resistenti che hanno funzione protettiva.
Tanto che se il muscolo non viene messo a riposo per tempo la pressione al suo interno sale fino a scatenare
dolore. Il riposo risolve i disturbi nel giro di pochi minuti o al massimo in poche ore, salvo poi ripresentarsi
identico al successivo allenamento.
La sede dei disturbi dipende dal muscolo o dai muscoli interessati dalla sindrome, la più frequente è la sindrome
del tibiale anteriore: tutto il muscolo al davanti e lateralmente all’osso della tibia diventa gonfio duro e dolente.
Nelle forme più lievi il riposo risolve momentaneamente i disturbi, ma in quelle più gravi i dolori possono
diventare così acuti da richiedere un intervento chirurgico immediato: la fascia che avvolge il muscolo deve
essere incisa per un lungo tratto in moda da decomprimere le sue fibre. Anche le forme croniche possono essere
trattate chirurgicamente in questo modo, ma solo se i trattamenti a base di riposo, fisioterapie e
antiinfiammatori non si sono mostrati efficaci.
Difficile la diagnosi: un esame clinico accurato e le modalità di insorgenza dei disturbi possono essere di aiuto,
mentre gli esami radiologici risultano del tutto inadeguati e non mostrano in genere nessuna anomalia. La
misurazione della pressione intramuscolare è l’esame più appropiato, ma sono pochi i centri ad effettuare
questo esame e andrebbe condotto quando i sintomi sono ancora vivi altrimenti potrebbe dare valori del tutto
normali.
Il dolore alla pianta:
Piste in materiali sintetici, prestazioni esasperate e corridori di età sempre più avanzata hanno fatto risalire la
fascite plantare tra i primi posti nella hit parade delle infiammazioni più frequenti del piede. Si tratta di una
fascia fibrosa spessa e resistente tesa sotto la pianta del piede dal calcagno alle dita. Protegge le delicate
strutture sottostanti, vasi tendini e nervi e concorre a rendere il piede arcuato. Tuttavia è proprio questa
doppia funzione ad esporla a dolorose ed invalidanti infiammazioni. La suola delle scarpette, la pelle e
l’abbondante cuscinetto plantare adiposo non riescono infatti ad assorbire tutti i microtraumi che la corsa
comporta e vengono trasmessi allla fascia plantare. Di norma questo elemento non soffre facilmente perchè si è
sviluppato proprio per svolgere questo compito, ma allenamenti troppo intensi specie se eseguiti su superfici
sintetiche a restituzione elastica possono superare la resistenza della fascia e infiammarla.
Con l’età inoltre il cuscinetto adiposo distribuito tra la pelle della pianta e la fascia si atrofizza, diventa più
sottile e non svolge più bene la sua fùnzione di tessuto antischok. Di qui le infiammazioni e i dolori al piede dei
corridori dai capelli bianchi. Piedi troppo cavi o al contrario troppo piatti mettono invece in eccessiva tensione la
fascia plantare esponendola anche in questo caso ad infiammazioni. Per tutti una sola terapia: plantari con una
correzione studiata su misura e dotati di un rivestimento spesso e morbido. Ovvio il riposo o la riduzione della
intensità degli allenamenti. Vi sono tuttavia casi resistenti a queste soluzioni, ai farmaci antiinfiammatori e alle
comuni fisioterapie.
La ipertermia endogena con microonde o la terapia ad onde d’urto possono allora risultare più efficaci. Si tratta
di forme di fisioterapia più recenti che hanno la capacità di sollecitare la risposta biologica del tessuto
degenerato quando l’infiammazione è durata troppo a lungo.
Rara ma drammatica la rottura della fascia plantare e immediata la invalidità: l’infortunato avverte un dolore
improvviso e non solo correre diventa impossibile, ma anche appoggiare il piede per terra risulta penoso. Spesso
è la conseguenza di troppe infiltrazioni locali di cortisone eseguite nel tentativo di curare una fascite
refrattaria alle cure o di uno sforzo violento che ha finito di lacerare una fascia già indebolita da una
infiammazione cronica. Inevitabile l’intervento chirurgico per ricucire la fascia rotta. A volte l’intervento si
rende invece necessario se la fascia plantare viene giudicata troppo tesa e per questo infiammata: per via
endoscopica viene recisa parzialmente fino a restituirle la giusta tensione.

Fonte: www.lodispoto.it

INFORTUNI: IL PIEDE NELLA CORSAultima modifica: 2010-01-02T15:10:49+01:00da corrintoscana
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